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Risultati per: opere

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L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte

266733
Sgarbi, Vittorio 25 occorrenze
  • 2012
  • Grandi Passaggi Bompiani
  • Milano
  • critica d'arte
  • UNIFI
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, vidi le opere del primo artista che abbia sentito davvero tale, nato esattamente un secolo fa e oggi completamente dimenticato: Neri Pozza. In lui

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vuol dire esserlo come lo sono le opere che resistono al tempo, oppure essere nati nel nostro tempo. Noi due siamo contemporanei. Io ho cinquantanove

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autentica novità dell’arte contemporanea. Certo, ci sono alcuni artisti tedeschi e americani che producono opere importanti, ma non c’è più l’evento

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battute e nel disprezzo per le opere di Pollock, Longhi parlava di “estetismo dell’angoscia”, quasi che l’angoscia che portò Pollock alla morte come

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Arcangeli ci spiegò quelle opere rivelandoci il loro rapporto profondo con l’arte romanico-padana, attraverso un paragone impressionante fra il primo

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cui stanno, o dovrebbero stare, le opere d’arte. Ecco quindi come questa scena di un film rappresenta Gino de Dominicis, Seconda soluzione di

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Tornando all’eterna contemporaneità dell’arte, certe opere sono nostre contemporanee a dispetto sia della loro sia della nostra data di nascita. La

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per esistere in quanto tale, deve cioè poter rendere visibili le proprie opere: altrimenti non esiste, sente di non esistere come artista perché non può

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la qualità della sua pittura: anche per la vita che le sue opere hanno avuto dopo la sua morte.

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le sue opere.

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’artista contemporaneo realizza nel proprio studio un’incisione, un dipinto, una natura morta, un bozzetto, e non sa dove andranno, perché quelle opere

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Nell’arte contemporanea, dunque, le opere perdono identità, vanno per destini imprevisti, hanno una strada che non è stabilita prima; e tutto questo

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più se produce di più, poiché riesce a diffondere le proprie opere su un mercato sempre più ampio. Quindi ecco le litografie, ecco i cosiddetti

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Nel passato, invece, abbiamo cataloghi di artisti straordinari con poche opere: cinquanta, settanta, cento opere. Jan Vermeer, il grande artista

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colpisca nell’arte contemporanea -restituendo gli artisti a un circuito di viventi, artisti le cui opere in qualche modo ci riguardano - se non fosse lo

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contemporanea non deve prevedere sussidi di Stato, perché riguarda opere legate al mercato e soprattutto al rapporto che i loro autori hanno col mercato: un

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intellettuali. Avrebbe certamente più senso usare il denaro pubblico così, anziché per allestire mostre di Damien Hirst, che vende le sue opere per

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Damien Hirst, Away from the flock, 1995. quei pianoforti? Un’opera di Kounellis. E chi è Kounellis? L’artista che ha venduto le proprie opere alla

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pagate dallo Stato in maniera che chi li amministra possa vendere le loro opere al triplo del valore che avevano prima. Cosa facciamo, l’elemosina ai

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caratteriale, ciò che unisce le due imprese è l’intenzione caparbia di entrambi gli artisti di far vivere le loro opere, di sentirle presenti e reali, di

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non c’è bisogno di altro per sentire l’intensità e la verità delle sue opere, caratteristiche così rare negli artisti contemporanei, che si dilettano

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nostalgico. Per quanto le sue opere siano state lette come espressioni di una flagrante contemporaneità, la sua visione manifesta tutta la nostalgia per le

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come Federico Bonaldi, Carlo Guarienti o Velasco Vitali. Ma non possiamo non accorgerci che le opere d’arte odierne sono i video, e che Picasso è

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non è accaduto soltanto nello studio di un pittore, di un architetto o di un fotografo - condizione che rende possibile alle opere di essere trasportate

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grandi opere che invece sono tali a dispetto del potere. Esistono artisti decisi a conquistarsi uno spazio con questa motivazione: “Noi vogliamo che

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